Le epatiti virali

Le epatiti virali sono infezioni che colpiscono il fegato. Attualmente si conoscono abbastanza bene i virus dell’epatite A, B, C, D (delta) e E, che si differenziano per numerose caratteristiche, come la struttura genetica, le vie di trasmissione, la pericolosità e le possibili terapie. Molte infezioni sono asintomatiche, mentre altre evolvono verso un'epatite fulminante che può rivelarsi fatale. Negli ultimi anni sono stati inoltre isolati altri virus (F, G e altri) responsabili di epatiti.

Epatite A

L'epatite A è causata da un virus ad RNA appartenente alla famiglia dei Picornavirus (Enterovirus). Il virus dell’epatite A (HAV) è diffuso in tutto il mondo e si trasmette per via oro­fecale, di solito attraverso l’ingestione di cibi o liquidi contaminati dal virus. L'inquinamento delle acque con gli scarichi delle fognature non depurate può portare alla contaminazione delle acque potabili e delle coltivazioni. Per questo motivo i cibi considerati più a rischio per la trasmissione dell'epatite A sono i frutti di mare crudi, ma anche la frutta e le verdure crude e l'acqua. Il virus può anche essere diffuso attraverso il contatto con una persona contagiosa.

Il contagio avviene per lo più durante viaggi in paesi dove sussistono condizioni igieniche precarie. Per questo motivo, nel caso dell’epatite a si parla anche di "epatite da viaggio". 

Dopo l’ingresso nel tratto gastro-intestinale, il virus viene trasportato al fegato dove infetta gli epatociti. L’incubazione varia tra le 3 e le 5 settimane, non esistono "portatori sani" e la mortalità è molto bassa (va dallo 0 % all’1%): normalmente si guarisce. 

L’infezione da HAV non diventa mai cronica e determina l'immunità al virus per il resto della vita. Nei paesi in via di sviluppo circa il 90% dei bambini rimangono infettati prima dei 10 anni e quindi risultano immuni in età adulta. Si stima che nel 2010 le infezioni acute da epatite A abbiano provocato in tutto il mondo più di 100.000 morti.

Per la cura, ad oggi, non esiste una terapia farmacologica anti HAV riconosciuta. Per i malati si consiglia  il riposo e una dieta priva di cibi grassi e di bevande alcoliche. La cura migliore è la prevenzione, attenendosi alle norme igie niche elementari (lavarsi le mani ed evitare il contatto con alimenti e bevande "sospetti".

La vaccinazione contro l'epatite A è consigliata a chi viaggia o lavora nei Paesi in cui il virus è fortemente radicato (Africa, Asia, Medio Oriente, Sud e Centro America, bacino del Mediterraneo) o nelle zone in cui le condizioni igieniche sono carenti, per il personale ospedaliero che può più frequentemente venire a contatto con il virus e per il personale addetto alla manipolazione degli alimenti.

Struttura del virus HAV - epatite A
Distribuzione geografica delle infezioni da HAV

epatite B

Il virus dell'epatite B è un virus a DNA, appartenente alla famiglia degli Hepadnavirus, è molto diffuso in tutto il mondo, con una prevalenza di portatori cronici maggiore in Cina e nell'Asia del Sud (8-20%). In Italia la prevalenza media è del 3% circa; massima in Puglia, Campania e Sardegna.

Il contagio avviene per via sessuale, per contatto con sangue e fluidi corporei infetti (muco naso-faringeo, latte materno, sperma, secreti vaginali), attraverso microlesioni cutanee causate da strumenti come ferri chirurgici, aghi di tatuatori e forbici di barbiere, non adeguatamente sterilizzati, oppure per trasmissione verticale da madre a figlio durante la gravidanza.  

Il virus dell'epatite non può essere però trasmesso attraverso il contatto casuale, come per esempio il tocco delle mani, la condivisione di posate o bicchieri, l'allattamento, baci, abbracci, tosse o starnuti. Il virus è comunque in grado di sopravvivere fino a 7 giorni nell'ambiente.

La malattia provoca un'infiammazione acuta del fegato, vomito, ittero e, di rado, può portare alla morte. L'epatite B cronica può causare cirrosi epatica e cancro al fegato. L'infezione si può prevenire con la vaccinazione

L'infezione acuta da epatite B generalmente non richiede una cura con farmaci specifici, poiché la maggior parte degli adulti è in grado di eliminare l'infezione spontaneamente, ne giro di qualche settimana o di pochi mesi. Anche se nessuno dei farmaci attualmente disponibili può eliminare l'infezione, alcuni possono bloccare la replicazione del virus, riducendo così al minimo i danni al fegato.

A differenza dell'epatite A, l'epatite B non si diffonde attraverso acqua e cibo, ma si trasmette attraverso i fluidi corporei. La prevenzione è quindi mirata a evitare questo tipo di trasmissione: rapporti sessuali non protetti, trasfusioni di sangue, il riutilizzo di aghi e siringhe contaminate e la trasmissione verticale durante il parto, sono alcune delle situazioni più a rischio.

Per la prevenzione dell'infezione da virus dell'epatite B sono stati sviluppati diversi vaccini. In caso di infezione da HBV è necessario sottoporre i familiari e i partner sessuali alle analisi per la ricerca del virus HBV. Se i test danno esito negativo, la vaccinazione anti-epatite B evita il rischio che l'infezione possa diffondersi. L'infezione del virus per l'epatite B può coesistere con altre infezioni virali che rappresentano possibili concause di malattia epatica cronica. Queste infezioni comprendono l'epatite A, l'epatite C, l'epatite D e l'AIDS.

Il vaccino dell’Epatite B è obbligatorio in Italia dal maggio 1991: a prendere questa decisione è stato l’allora Ministro della Sanità, (il poco) on. Francesco de Lorenzo. Quest’ultimo, insieme al responsabile del settore farmaceutico del ministero, Duilio Poggiolini, intascò ben 600 milioni di lire dall’azienda Glaxo -SmithKline, unica produttrice del vaccino Engerix B. La somma non fu altro che una tangente per rendere il vaccino obbligatorio in Italia.
Entrambi i ministri sono stati condannati in via definitiva con sentenza della Cassazione per questo e per altri gravi reati. La Corte ha deciso di condannarli “avendo percepito somme da numerose case farmaceutiche, producendo un danno erariale derivato dalla ingiustificata lievitazione della complessiva spesa farmaceutica, determinata dalla violazione degli obblighi di servizio riferibili a ciascuno”.
Il vaccino dell’Epatite B viene somministrato ai neonati nei primi mesi di vita e, anche dopo la condanna, continua ad essere obbligatorio. Considerando che il contagio con l'HBV avviene per scambio di sangue o attraverso rapporti sessuali, la sua obbligatorietà sui bambini lascia, almeno per questo caso, notevoli dubbi sulla serietà del Servizio Sanitario Nazionale.

Struttura del virus dell'Epatite B (HBV)
Distribuzione geografica delle infezioni da HBV

epatite c

Il virus dell'epatite C, HCV, un piccolo virus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, è stato identificato nel 1989 ed è stato riconosciuto come il principale responsabile delle epatiti che venivano precedentemente definite non-A e non-B. E' caratterizzato da un'elevata variabilità del genoma (individuati circa 90 sottotipi). 

Il contagio avviene tramite sangue contaminato che pene­tra attraverso una ferita della pelle o delle mucose. Si può verificare, più raramente, anche in occasione di tatuaggi o di uso in comu­ne di rasoi e spazzolini. La trasmissione sessuale è possibile in caso di ferite.

il periodo di incubazione è variabile ed è compreso tra 20 giorni e 6 mesi. L’infezione da HCV porta raramente ad un’epatite acuta (nel 10–20% dei casi) che determina una febbre acuta. Nella maggior parte dei casi (70–80%) conduce però ad un’infezione cronica che, in un tempo compreso tra i 5 ed i 50 anni, nel 5–50% delle persone malate porta ad una cirrosi, con un consi­derevole rischio di sviluppare un tumore al fegato. 

Il virus persiste nel fegato di circa l'85% delle persone infette. Questa infezione persistente può essere trattata con diversi farmaci antivirali (interferone e ribavirina) con terapie su lugnhi periodi. Complessivamente il 50-80% dei pazienti trattati guarisce. Al 2016 non è ancora stato sviluppato un vaccino specifico.

Struttura del virus HCV
Distribuzione geografica delle infezioni da HCV

Epatiti D ed E

Il virus dell'epatite D (HDV), detto anche fattore delta, è responsabile di infezioni combinate con il virus HBV del quale si serve per potersi replicare. Per questo motivo la durata dell'infezione da HDV dipende da quella dell'infezione da HBV e non può mai durare più a lungo di quest'ultima. Le vie di trasmissione del virus dell'epatite D sono simili a quelle per l'epatite B, come del resto anche la profilassi: il vaccino per l'epatite B è infatti sufficiente ad evitare l'infezione da epatite D.

L'epatite E è causata dall'HEV, piccolo virus a RNA non capsulato che, come il virus dell'epatite A, si trasmette per via oro-fecale, ovvero attraverso il consumo di acqua ed alimenti contaminati da feci infette. 

L’epatite E si presenta spesso in forma epidemica: numerose epidemie sono state osservate nel subcontinente indiano, in Asia sud orientale e centrale, in Africa del nord, in numerosi paesi dell’ex URSS e in America del nord con coinvolgimento anche di decine di migliaia di soggetti. Il sovraffollamento e le condizioni igieniche precarie costituiscono il terreno più fertile per la sua diffusione.

 

Struttura del virus HDV
Struttura del virus HEV
Distribuzione geografica delle infezioni da HDV