Lussazione congenita dell'anca

La lussazione (o displasia) congenita dell’anca (LCA), è la patologia ortopedica più frequente nei neonati dopo il piede torto congenito. Colpisce soprattutto i soggetti di sesso femminile (il rapporto è di 4:1) ed è una patologia diffusa a livello mondiale. Si tratta di una deformità articolare che ha inizio durante la vita fetale del neonato e che si evolve durante i primi anni di vita. Le ossa del bacino perdono i rapporti normali con la testa del femore che quindi fuoriesce dalla sua sede naturale, la cavitá dell'acetabolo.

La causa principale della lussazione congenita dell’anca è dovuta ad una alterazione della conformazione dell’acetabolo, assimilabile ad una forma di “immaturità”.
Questa condizione è associata ad una collocazione poco ”profonda” della testa del femore o ad una perdita di contatto tra questa e la superficie dell'acetabolo.

Per i bambini colpiti da lussazione congenita dell’anca è necessario e fondamentale agire il più precocemente possibile.

Se non curata a dovere la LCA può degenerare in altre tipologie di disturbo fisico di natura muscolare e ossea e diventare un’invalidità permanente. Spesso gli interventi correttivi tardivi (effettuati dopo i quattro anni di età) non riescono ad ottenere risultati ottimali, determinando problemi nella deambulazione per tutta la vita.

La cura della lussazione congenita dell’anca varia in funzione della serietà del problema: in alcuni casi vale la pena di attendere, confidando nella maturazione naturale dell’articolazione. Il principio della cura, in sé, è semplice: divaricare le gambe in maniera che la testa del femore non “prema “, per effetto del tono muscolare, sulla zona superiore (il “tetto”) dell’acetabolo, cioè sulla parte dell’articolazione in ritardo di maturazione: diversamente si andrebbe incontro a una sofferenza della cartilagine, fino alla sua degenerazione (artrosi), con conseguenze devastanti per il bambino al momento della deambulazione. Se il difetto di ossificazione è minimo è sufficiente l’impiego di un doppio pannolino, che mantiene sufficientemente divaricate le gambe del bambino.

Se la situazione è più seria, invece, può rendersi necessario un tutore confezionato su misura, il divaricatore, costituito da una struttura rigida alla quale vengono assicurate, mediante  nastro di velcro, le gambe del piccolo. L’apparecchio gessato e l’intervento chirurgico sono invece le soluzioni estreme.